Abbiamo chiesto a uno spettatore di raccontarci quali sono gli spettacoli di domenica 16 settembre, leggendo la lingua mandinka.
La teoria dell’antropologa Dean Falk (Lingua madre, Bollati Boringhieri 2011) sostiene che, da un punto di vista filogenetico, il linguaggio sia nato in seno alla relazione madre-bambino. “Passando dalla posizione a quattro zampe abbiamo iniziato ad alzarci e a posare il neonato a terra per continuare la nostra pratica di raccoglitori di frutti, ed è allora che è nata la parola. La relazione che prima era fisica – corpi a contatto – diventa culturale attraverso il linguaggio.” Spiega chiaramente Sara Honegger nel suo contributo al seminario “La lingua quale approdo culturale”, Mercato Lorenteggio 23 giugno 2018, a cura di Dynamoscopio insistendo sul fatto che il linguaggio sia una sorta di filo affettivo che, dopo aver legato il figlio alla madre e alla famiglia, lo lega alla comunità. E se comunità vogliamo essere, allora,
proviamo a sconfinare linguisticamente, fino a chiamarci l’un l’altro e riconoscerci almeno come componenti di una comunità culturale. Abbiamo fermato uno spettatore davanti all’info point del festival, gli abbiamo chiesto se aveva voglia di leggere un testo in una lingua lontana dalla sua, e ci siamo fatti raccontare cosa vedremo domenica 16 settembre. Ecco il suo sconfinamento.
Raffaele Urselli (Phd in African Studies), che ringraziamo, ci ha raccontato qualcosa sulla lingua mandinka.

«Il mandinka appartiene alla famiglia linguistica delle lingue Mande, un gruppo di lingue, reciprocamente comprensibili, parlate in diversi paese dell’Africa Occidentale, tra cui Gambia, Costa D’Avorio, Burkina Faso, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Guinea Bissau, Mali e Senegal. La lingua Mandinka in particolare è parlata in Gambia, Guinea-Bissau e Senegal all’incirca da un milionee mezzo di persone. Oltre al Mandinka, altra lingue Mande maggiormente diffuse in Africa occidentale sono principalmente il Soninke, Bambara, Bissa, Dioula, Bozo, Susu e altre ancora. Per queste lingue, come per il Mandinka stesso, la mancanza di una tradizione scritta, l’avvento delle lingue coloniali europee, la diffusione dell’islam e le migrazioni interne all’Africa occidentale hanno determinato un quadro linguistico molto complesso e frammentato, ma tuttavia ricco di affinitià e scambi».